28 Ottobre 2010

Pubblica amministrazione: vincono il concorso ma rimangono disoccupati

Hanno studiato per anni, hanno rincorso il sogno del posto fisso in un ente pubblico, e sono riusciti a vincere anche un concorso. Ma con tutto ciò non hanno ottenuto il lavoro che spetta loro. Sono le migliaia di vincitori degli ultimi bandi pubblici indetti da enti statali ai quali però, per diversi motivi, sono state bloccate le assunzioni che al momento sono ferme a causa del blocco del turn over.
La loro situazione è scomoda sia ai politici che agli alti funzionari della pubblica amministrazione e per questo spesso viene occultata fra stime e calcoli approssimativi. Per un giorno, però, la loro lotta contro un sistema ingiusto è uscita dalle sfera privata ed è scesa in piazza di fronte ai palazzi del potere.
Secondo le stime, questi lavoratori mancati arrivano fino a 100 mila, e nonostante si siano assicurati il diritto di essere assunti presso l’ente pubblico che ha indetto il concorso, ancora aspettano da anni la chiamata. Hanno di media trent’anni, ed erroneamente vengono confusi con i precari e i lavoratori atipici, anche se in realtà, in attesa dell’impiego fisso vivono di espedienti.
“Abbiamo cercato di portare sotto i riflettori questa assurda situazione” spiega Alessio Mercanti, responsabile del comitato XXVII ottobre organizzatore della manifestazione alla quale hanno aderito in centinaia provenienti da tutta Italia- “Attraverso un dettagliato lavoro di tam tam in rete, abbiamo riunito i rappresentati dei diversi comitati dei vincitori di concorso, e abbiamo organizzato questo sit in di fronte a Montecitorio, sperando di attrarre l’attenzione del mondo politico”.
Dietro di loro nessun partito e nessun sindacato, ma solo un’organizzazione autonoma da ogni potere che da anni fa cassa di risonanza al dramma di tante vite sospese. I primi infatti a vedersi bloccate le assunzioni sono stati nel 2005 i vincitori del concorso del Comune di Roma per asili nido, poi è stata la volta del ministero degli Interni, dell’Inail, del ministero della Difesa arrivando fino al 2010 con l’Istituto del Commercio Estero, che non solo ha bloccato subito dopo le assunzioni, ma rischia la chiusura definitiva per taglio di risorse. In tutto si tratta di circa 10 concorsi indetti da enti pubblici e amministrazioni locali che hanno avuto il permesso e le risorse necessarie per incrementare il loro organico a secondo della pianificazione aziendale delle uscite. Purtroppo così non è avvenuto, e gli stessi ministeri della Funzione Pubblica e delle Finanze, prima hanno dato i permessi per i concorsi, e poi hanno limitato le assunzioni secondo le decisioni del Governo. I diversi blocchi del turn over imposti dalle diverse legislature nel 2007 e 2008 più il fermo delle nuove entrate per le amministrazioni che non hanno ridotto il proprio personale recentemente deciso da Tremonti e da Brunetta, hanno definitivamente paralizzato le graduatorie fino, come minimo, al 2013.
Nonostante la crisi economica e le manovre di contenimento della spesa pubblica, quindi, la macchina infernale dei concorsi non si è affatto fermata, alimentando così un circolo vizioso, che ha prodotto con il passare degli anni, il sovrapporsi delle graduatorie dei vincitori. Parallelamente, le amministrazioni e gli enti avendo comunque bisogno di nuovo personale, si sono rivolti alle società interinali, ricoprendo così i posti vacanti e messi a concorso con migliaia di lavoratori assunti con contratto a termine. Tutto ciò ha scatenato una guerra fra poveri, accentuata anche dal fatto che non di rado i precari sono riusciti ad essere definitivamente confermati a discapito dei vincitori di concorso.
In questo quadro i concorsi pubblici, invece di offrire effettivamente un’importante opportunità, diventano la fabbrica di disoccupati atipici, e rischiano di costituire un ricco business per consulenti, istituti privati e società di gestione del personale, che sfruttano le sventure altrui.

 

Rita Dietrich

 

Fonte