Chi siamo

Senza falsa modestia possiamo definirci la più assurda forma di disoccupati che un Paese sia mai riuscito a partorire. Siamo ragazzi e ragazze che hanno VINTO un concorso pubblico e attendono da un tempo assurdamente lungo di essere assunti. Perché non ci assumono? La motivazione è il cd. “Blocco del turn over”, o “limitazione del turn over”, che in Italia, ormai, viene reiterato a varie riprese da quasi 15 anni e che è stato riconfermato, ed esteso temporalmente, con la recente manovra finanziaria. Secondo l’ultima stima, pubblicata nel 2007 dal quotidiano il Sole24ore e ripresa dal quotidiano L’Unità, siamo circa 70.000 ad aver vinto in Italia un concorso pubblico ed essere ancora in attesa di essere assunti. Una waterloo sociale che riguarda tutte le amministrazioni – ministeri, sanità, enti locali, scuola, enti previdenziali, amministrazioni provinciali e comunali, forze armate, enti di ricerca...

 

Noi vincitori di concorso abbiamo acquisito un diritto a lavorare nella Pubblica Amministrazione sancito dall’Articolo 97 della Costituzione e chiediamo il riconoscimento di quanto ottenuto a fronte di enormi sacrifici, sia personali che economici. Manifestiamo per ottenere quanto meritato e perché desideriamo mettere a disposizione della Pubblica Amministrazione le nostre competenze. Il punto è proprio questo: sebbene nella P.A. italiana scarseggino le competenze per potere diventare più efficiente, si blocca l’inserimento proprio di quelle risorse umane che dovrebbero dare un’iniezione di produttività. Persone che, tra l’altro, hanno già dimostrato di avere qualifiche e competenze adeguate, dal momento che sono già state selezionate dall’amministrazione.

Il Co.F.I.M.In. aderisce alle iniziative del Comitato Nazionale XXVII Ottobre

Piattaforma rivendicativa dei Vincitori ed Idonei di concorso non assunti

 

Il blocco del turn over impedisce il ricambio generazionale

La manovra Tremonti ha prorogato fino al 2013 un turn over limitato al 20%, un meccanismo che consente alla Pubblica Amministrazione di assumere solo il 20% del personale cessato, impedendo fino al 2014 un ricambio nel comparto pubblico.

 

Chi svolgerà le funzioni della PA

Non assumere persone competenti e qualificate impedisce alla PA di svolgere efficacemente le funzioni che è chiamata ad assolvere. L’assenza delle competenze necessarie favorisce il ricorso all’outsourcing del personale, oppure porta ad un assolvimento delle funzioni parziale e inefficace.

 

Assumere personale qualificato significa ridurre i costi della PA

Non trovare le risorse umane competenti all’interno della PA significa un aggravio dei costi della PA a carico del cittadino e una contemporanea riduzione dei servizi di cui può usufruire ognuno di noi.

 

Si bloccano le assunzioni ma non i concorsi

L’esigenza di contenere la spesa del comparto pubblico continua a dar vita paradossalmente al solo blocco delle assunzioni, mentre la costosa macchina dei concorsi (con le società esterne di consulenza, le commissioni, gli affitti delle sale ecc…) non conosce sosta.

 

Si bandiscono nuovi concorsi a dispetto delle graduatorie vigenti oppure si lasciano scadere le graduatorie per poter bandire nuovi concorsi

Nonostante l'esistenza di graduatorie valide, stilate a seguito di regolari concorsi pubblici, le pubbliche amministrazioni spesso indicono nuovi concorsi senza ricorrere allo scorrimento delle stesse, oppure lasciano che le graduatorie scadano per poter poi bandire nuovi concorsi. Un evidente dispendio di risorse economiche e umane che non valorizza il ruolo degli stessi concorsi pubblici e delle conseguenti graduatorie, in contrasto con l'attuale tendenza della giurisprudenza e con le esigenze di economicità e di efficacia.

 

Il blocco delle assunzioni per sforamento del patto di stabilità

In alcune regioni italiane la dissennata gestione della cosa pubblica ha portato ad un deficit non sanabile in tempi brevi che ha portato al blocco totale delle assunzioni.

 

La proroga delle graduatorie

Sembra che l'unico modo per contenere la spesa pubblica sia stato negli ultimi anni il regime del blocco delle assunzioni. Negli ultimi tre anni, con la manovra finanziaria o il decreto milleproroghe, la vigenza delle graduatorie relative ai concorsi indetti dalle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni delle assunzioni, è stata allungata ogni volta di un ulteriore anno, ma l'ultima proroga scade il 31 dicembre 2010. Si rende indispensabile quindi un nuovo provvedimento di proroga per il 2011.

 

I pensionati d’oro della P.A.

La Pubblica Amministrazione privilegia da tempo la riassunzione dei propri grands commis in pensione cui vengono attribuiti lauti contratti di “consulenza”, riducendo di fatto le risorse finanziarie da destinare ai vincitori dei concorsi. Una pratica che nasconde alcune contraddizioni costituzionali:

- art. 97, c.1 “I pubblici uffici sono organizzati…. in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione”;

- art. 97, c.3 “Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso…” (ma poi, come si è detto, vi si riaccede “ad personam”).

 

Il concorso è diventato uno strumento elettorale

L’iter farraginoso dei concorsi pubblici, che prevede un atto di autorizzazione a bandire e, a procedure concluse, un atto di autorizzazione ad assumere (che sempre più non viene dato), ha di fatto trasformato i concorsi pubblici in uno strumento elettorale. Sempre più l’autorizzazione a bandire viene rilasciata alle porte di una nuova tornata elettorale per poi trasferire l’onere delle assunzioni al governo che verrà.

 

Non si scommette più sui giovani

Il blocco delle assunzioni sta aggravando un problema già esistente da tempo nel comparto pubblico: l’età dei dipendenti. Con 47 anni di media, la Pubblica Amministrazione italiana è la più “vecchia” d’Europa, a dimostrazione di politiche che ormai da anni hanno smesso di dare spazio alle nuove generazioni, ipotecandone il futuro e con esso quello dell’intero Paese. I dati ISTAT sulla disoccupazione giovanile sono sempre più allarmanti, ma alle dichiarazioni di facciata dei politici non fa seguito alcuna iniziativa per contrastare tale fenomeno anzi, con misure come il blocco del turn over si aggrava la condizione economica e sociale delle nuove generazioni.

 

Verso la prima manifestazione nazionale dei vincitori ed idonei di concorso non assunti

Il 27 ottobre per la prima volta i vincitori ed idonei di concorso non assunti scenderanno in piazza per protestare contro le misure contenute nella Manovra Tremonti in materia di assunzione nella PA. Misure che compromettono le legittime aspettative di chi ha superato con merito complesse e lunghe selezioni pubbliche. Una manifestazione che mira anche a rivendicare il ruolo delle nuove generazioni in questo Paese.

 

Assumete i vincitori di concorso pubblico!

 

Non siamo solo noi vincitori a perdere, ma tutta la PA!

 

Noi siamo l’opportunità della PA per rinnovarsi e migliorare (risparmiando)!

 

Le questioni prioritarie che rivendichiamo con la manifestazione del 27 ottobre sono:

1. la modifica del blocco del turn over;

2. l’immediata assunzione dei vincitori di concorsi pubblici;

3. il giusto riconoscimento del merito e delle competenze dei vincitori di concorso;

4. l’obbligo per le pubbliche amministrazioni di coprire i propri fabbisogni di personale attingendo alle graduatorie dei concorsi pubblici fino al loro esaurimento, prima di procedere con l’indizione di un nuovo concorso o con l’assunzione senza concorso dei lavoratori a tempo determinato in possesso dei requisiti per la stabilizzazione;

5. la proroga delle graduatorie dei concorsi pubblici relative ai concorsi indetti dalle amministrazioni pubbliche soggette a limitazioni delle assunzioni;

6. la definizione all’interno degli stessi bandi dei tempi di assunzione dei vincitori all’interno della PA che bandisce il concorso;

7. le future manovre finanziarie volte a ridurre la spesa pubblica attraverso il blocco delle assunzioni non potranno incidere sui concorsi già banditi (c.d. “diritto acquisito”), ma dovranno contenere eventuali limitazioni solo sul numero dei posti da mettere a concorso nella PA in relazione alle disponibilità organiche del momento.